L’ora, il giorno non importa
“questa ricetta e’ sbagliata. Bisogna farla correggere. Ma la dottoressa ha il turno di notte all’OSPEDALE”.
Luisa si ferma un momento ad ascoltare,poi dice con decisione: “non importa,
Vado io, prendero’ un taxi!”
Tutto sommato e’ un’occasione per rivedere Roma di notte,senza quell’incessante e tumultuoso traffico che rode i nervi e fa desiderareil silenzio.
Con una rapida corsa, che le fa intravedere in un percorso fantastico le
Sagome delle chiese,le sponde del fiume sacro,nell’alba del gianicolo,
Luisa viene sbalzata in un altro mondo: e’ il reparto oncologico dell’ospedale “Bambin Gesu”
E’ quasi giorno. La luce, che entra dalla finestra appoggiata, e’ gialla e livida;
Fuori una giornata che si annuncia piena di sole.
Dentro le pareti coperte di scritte giocose,i contenitori dell’immondizia dipinti di fiori,con un sole fasullo disegnato, per evadere da una realta’ ineluttabile: quella dei bambini pallidi,fermi nei loro lettini bianchi,che aspettano il medico e il latte
Caldo preparato nei thermos dai genitori infreddoliti.
Sotto un giocattolo, che pende come un burattino abbandonato dalla parete,.
E’ dipinto un bambino biondo con uno strano cappello da mago,che cavalca una enorme balena, dall’occhio fermo e distante, e cerca di acchiappare una farfalla dai colori vivaci-
Una scritta enorme invita: “dire,fare,inventare,conoscere raccontare,tutto
Questo puoi fare anche in ospedale!”.
E’ giorno fatto ormai.
Arrivano medici, infermieri; portano solo un soffio dell’aria di fuori e insieme fragili frammenti della loro vita.
Luisa trova un taxi fuori della porta dell’ospedale.
Il rumore sordo della citta’ la sostiene, la vista del Tevere, di castel S.Angelo
Le restituisce il senso forte della realta’, il gusto per le cose che il tempo puo’ limare ,ma non distruggere,l’amore per ogni attimo di vita che riusciamo a vivere.